AIDS (Acquired Immuno-Deficency Syndrome), sindrome da immunodefi-cienza acquisita, manifestazione conclamata della malattia è un'insieme di malattie, in gran parte dovute alla riattivazione di patogeni opportunistici, cioè già presenti nell'organismo.
Dal momento del contagio possono trascorrere vari anni durante i quali ci si sente in piena salute, pur avendo una risposta positiva ai test per il virus Hiv: essere HIV+ ("sieropositivi") dunque, non significa necessariamente avere l'AIDS.
La sieropositività è la fase che fa seguito all'infezione primaria, un periodo più o meno lungo di latenza clinica, senza manifestazioni patologiche, durante il quale comunque si verifica una progressiva replicazione virale, una riduzione progressiva del numero dei linfociti CD4+ ed il progressivo deterioramento del sistema immunitario.
Sieropositiva è, così, una persona che risulta positiva alla ricerca di anticorpi dell'HIV nel sangue (test ELISA) oppure alla ricerca del virus (test PCR).
Il termine sieropositività infatti indica la presenza nell'organismo umano di anticorpi a seguito dell’ingresso del virus HIV.
La persona sieropositiva non presenta nessuna evidenza esteriore della presenza del virus nel proprio organismo. Da qui la necessità della prevenzione: la persona sieropositiva che ha rapporti sessuali non protetti può infettare il partner e può anche peggiorare la propria situazione reinfettandosi (superinfezione) con un virus diverso dal proprio, magari resistente a diversi farmaci.
Mano a mano che il numero di cellule CD4 sane diminuisce, si riduce anche la capacità del sistema immunitario di difendere l’organismo, di reagire e di tenere sotto controllo qualsiasi infezione che lo minacci.
Questa è la cosiddetta immunodeficienza (acquisita).
Nelle persone sieropositive l’infezione da HIV può progredire verso l’AIDS in tempi molto diversi, o non progredire affatto.
Dal punto di vista clinico questa fase della sieropositività può essere caratterizzata dalla presenza di una linfoadenopatia generalizzata, linfonodi ingrossati e palpabili in diverse regioni come quella inguinale e quella ascellare. La durata media del periodo asintomatico si è attualmente allungata grazie anche alle terapie disponibili. Comunque il dato più importante e anche rassicurante è che, statisticamente parlando, si vanno sempre più sovrapponendo le curve rappresentative dell'aspettativa di vita delle persone sieropositive e di quelle sieronegative. Si deve intendere che il controllo delle terapie su questa cronicità, riesce a prevenire le conseguenze del virus al punto da allungare così tanto la vita dei S+ da renderla non poi così più breve rispetto a quella dei S-.
Mediamente due terzi dei soggetti sieropositivi , se non trattati, passato questo periodo, sviluppa manifestazioni cliniche della malattia conclamata.
Quando viene consigliato di iniziare la terapia è proprio per evitare la manifestazione conclamata della malattia; in molti casi accade che si è appreso di essere HIV+ quando la situazione di benessere generale è già a rischio (se il sistema immunitario è troppo compromesso oppure infezioni opportunistiche già in corso).
I due esami di laboratorio più importanti nel monitoraggio dello stato di sieropositività sono: il numero di linfociti CD4 e la carica virale.
I linfociti CD4 sono un tipo particolare di globuli bianchi.
La "conta dei CD4" indica il numero di linfociti CD4 per microlitro (o millimetro-cubo) di sangue, il numero medio normale di CD4 per microlitro oscilla tra i 600 e i 1200.
Il virus HIV entra nei CD4 e li usa per riprodursi e ne determina la distruzione, quindi un calo numerico. Anche la percentuale di CD4 rispetto ai linfociti totali è indicativa dello stato immunologico.
Se il valore dei CD4 è tra i 350 e i 200, allora è consigliabile l'inizio della terapia.
Un valore al di sotto dei 200 e causa di aumenta il rischio di sviluppare malattie correlate all'AIDS.
La carica virale ( viremia ) è la quantità di virus circolante nel sangue, il numero indica la quantità di copie di virus per millilitro (ml) di plasma (la parte liquida del sangue).
Alta carica virale plasmatica significa un numero più alto di CD4 colpiti dal virus, quindi un numero minore di CD4 sani e quindi progressione della malattia.
Monitorare attraverso esami ematici scadenzati il sieropositivo in buone condizioni generali, valutando I livelli di viremia e dei CD4, insieme allo stato clinico della persona, serve per riuscire ad iniziare nel momento più opportune il trattamento farmacologico .