La distinzione tra sieropositività e AIDS e la classificazione in stadi di malattia si basa su criteri schematici che tengono conto delle infezioni correlate, il loro numero e la durata di ricoveri ospedalieri e gli eventuali danni permanenti all'organismo.
Non esiste In realtà, una reale linea di demarcazione tra sieropositività e AIDS conclamata.
Questa classificazione è nata negli Stati Uniti a seguito di esigenze di ricerca epidemiologica e per necessità assicurative.
Concretamente ciò che accade, cioè l'evoluzione da sieropositività ad AIDS, è determinato dal progressivo indebolimento del sistema immunitario dovuto al costante e continuo attacco da parte del virus HIV.
Così, possiamo dire che l'AIDS è la fase sintomatica dell'infezione da HIV durante la quale, a seguito di una progressiva immunodepressione causata dal virus stesso, si manifestano infezioni cosiddette maggiori o tumori.
In certi casi queste patologie, cosiddette correlate, sono trattate con successo e regrediscono o si superano, lasciando passare al paziente in senso contrario quella frontiera della malattia conclamata, per tornare ad una condizione di relativo benessere generale e controllo della infezione.
La velocità di progressione della malattia è influenzata, oltre che da fattori virali, anche da fattori legati all'ospite quali la presenza di altre infezioni virali ( virus dell’epatite B e C, citomegalovirus, virus di Epstein Barr ectc), dall'età del soggetto, dalla tossicodipendenza attiva, dall’uso di alcool, fumo ed altre sostanze , non proprio droghe, ma che rientrano fra quelle dette eufemisticamente ricreazionali (dalle pasticche varie al popper). Incide inoltre l’eventuale carenza di elementi nutritivi importanti (vitamine, minerali), la presenza di altre eventuali patologie croniche concomitanti insieme ai farmaci assunti abitualmente per la loro stabilizzazione. Ha infine un grosso peso anche l’individuale risposta alla terapia antiretrovirale e la capacità soggettiva di aderenza alla terapia stessa.